Teatri del Corpo

a cura della dott. Dott. Luisa MERATI*

Medico chirurgo, coordinatore del Centro Medicina Psicosomatica.
Specializzata in psicoterapia, psicologia clinica, allergologia, immunologia, nefrologia; diploma di ipnosi (AMISI), diploma di psicoterapia a indirizzo psicosomatico.

Coordinatore sezione SIMP S. Carlo – Naviglio Grande.

Il compito dell’analista consiste nel distinguere le fantasie rimosse da quelle che restano da costruire in quanto non sono mai entrate nel codice del linguaggio.

Il sintomo isterico classico come è noto si esprime in una disfunzione corporea quando una parte del corpo diviene il supporto di un significato simbolico inconscio. Questa parte può divenire l’equivalente inconscio dell’organo sessuale e cessare di funzionare normalmente se un’inibizione massiccia investe la sessualità adulta.

Altri disturbi fisici come la stitichezza, l’insonnia, la sterilità psicogena, l’impotenza sessuale, la frigidità hanno qualcosa di diverso, un salto della mente nel corpo.:sono sintomi attraverso i quali la psiche utilizza il corpo per esprimere le inibizioni delle pulsioni dell’ES (tutte legate alle funzioni somatiche).

Le espressioni somatiche come l’ulcera gastrica e la rettocolite emorragica testimoniano dell’iperfunzionamento e della scarica diretta che seguono eventi investiti d’affetto ma non elaborati psichicamente, mentre manifestazioni come l’asma si situano al polo opposto della ritenzione.

Le somatizzazioni sopra menzionate risultano spesso essere il segno esteriore di desideri libidici proibiti e insieme servono da difesa contro le pulsioni aggressive e sadiche preedipiche, oltre che contro fantasmi arcaici fondati più sulla paura di perdere un’identità soggettiva che su un’angoscia legata alle pulsioni e all’identità sessuale.

Ad esempio impotenza sessuale 1) = (angoscia di) castrazione nel nevrotico che vede la madre in ogni donna = soluzione isterica di conflitti fallico-edipici;

2; = paura inconscia di perdere i propri limiti corporei (paura di scomparire nella donna, di diventare identico a lei = psicosomatosi = psicosi: in entrambi i casi troviamo la stessa confusione inconscia circa la rappresentazione del corpo come contenente, gli stessi timori quanto ai propri limiti e alla loro tenuta;infine , a partire da fantasie di fusione corporea, un identico terrore di perdere il diritto all’identità separata, oltre a quello di avere pensieri ed emozioni personali.

Le due situazioni sono analoghe non solo per la forza dinamica delle fantasie primitive, ma anche per i mezzi economici mobilitati per difendersi contro questi terrori arcaici. Queste paure primitive dell’infans associate alle angosce infraverbali relative alla relazione madre-lattante, possono essere considerate il prototipo di ciò che diverranno le angosce di castrazione prodotte dalla crisi edipica

In circostanze favorevoli la nostalgia della fusione primordiale, al pari del timore per la sopravvivenza psichica che tale fantasia suscita, vengono in gran parte a risolversi nella fase fallicoedipica, perchè il padre è investito del ruolo cruciale di protettore contro questo desiderio primitivo. I timori primari si riassorbono e trasferiscono la loro forza sulle angosce più elaborate dell’Edipo.

I processi di pensiero dei pazienti psicosomatici cercano di svuotare la parola del suo significato affettivo: negli stati psicosomatici è il corpo che si comporta in modo delirante, esso “iperfunziona” oppure inibisce le funzioni somatiche normali (mentre lo psicotico riempie gli spazi di vuoto terrifico del suo pensiero con un uso inflazionato e delirante della parola).

Sembra probabile che certi modi di funzionamento mentale acquisiti nei primi mesi di vita possano predisporre a risposte di ordine psicosomatico.

Alessitimia = il soggetto manca di parole per nominare i propri stati affettivi o, se riesce a nominarli, non sa distinguerli gli uni dagli altri. Ciò ha una funzione difensiva e ci riporta ad uno stadio dello sviluppo in cui la distinzione tra soggetto e oggetto non è ancora stabile e può suscitare angoscia.

La regressione all’“infans” spiega il fatto che i messaggi inviati dal corpo alla psiche o viceversa si inscrivevano psichicamente senza rappresentazioni di parole.

Certi pazienti in condizione di stress si rivelano alessitimici o operatori, per contrastare dolori mentali non elaborabili o angosce psicotiche, tali pazienti regrediscono alla primissima infanzia, alla relazione primordiale del pz con la madre in cui si sia verificata una serie di traumi precoci.

Se una madre non subisce particolari pressioni interne, sa “ascoltare” le comunicazioni precoci del suo piccolo. Ma può capitare che vivendo uno stato di difficoltà disperata e di angoscia, non sia in grado di osservare e interpretare i sorrisi i gesti i lamenti dell’infante, o che addirittura gli usi violenza imponendogli i propri desideri e bisogni, cosa che crea nel piccolo un senso costante di frustrazione e di rabbia impotente;ciò rischia di spingere il neonato a costruire con i mezzi a sua disposizione, alcuni modi radicali di proteggersi contro le crisi affettive e contro l’esaurimento che ne può risultare.

Un altro fenomeno legato alle difese primitive contro l’emotività è il ricordo di una considerevole precocità nell’acquisizione dell’autonomia.

La scelta tra psicosi e psicosomatosi è forse dovuta alla costellazione familiare e al ruolo simbolico scolto dal padre nell’organizzazione psichica.

Pseudonormalità-falso self per proteggere il vero che non avrebbe potuto sopravvivere.

Per il neonato egli e la madre costituiscono una sola e unica persona: la madre è un ambiente totale, una madre universo e il bambino è solo una piccola parte di questa unità immensa e appassionante. Profondamente dentro di noi esiste la nostalgia di un ritorno a questa fusione illusoria, il desiderio di divenire ancora una volta una parte di questa madre universo onnipotente della prima infanzia senza alcuna frustrazione alcuna responsabilità alcun desiderio;ma in un universo del genere non esiste nessuna identità individuale, anzi il compimento di un simile voto equivarrebbe alla perdita dell’identità personale, alla morte psichica.

Progressiva differenziazione del lattante che contrasta con la tendenza a fondersi con la madre universo.

Il bambino costruisce dentro di sè un’immagine dell’ambiente materno, quindi una rappresentazione mentale della madre stessa in quanto figura rassicurante e benevola capace di calmare le tempeste affettive del suo piccolo e di modificare la sua sofferenza senza opporsi al suo costante desiderio di raggiungere l’autonomia somatica e psichica.Successivamente il bambino si identificherà con un’imago premurosa e riconfortante che favorirà la costituzione del suo Io.

Oggetti pretransizionali, parola mamma, rappresentazione mentale della madre come persona che può essere nominata ed evocata, che permetterà al piccolo di svolgere per conto proprio le funzioni materne introiettate a condizione che la parola mamma rappresenti veramente un sentimento rassicurante di confort e tutela.

Poi interviene il linguaggio e la funzione simbolica.

Separazione e differenza possono essere temute come realtà che sminuiscono il soggetto o lo svuotano di ciò che gli sembra vitale per sopravvivere, vengono temute come perdite, lutti che minacciano l’immagine di sé.

Lotta contro la divisione primordiale può dar luogo a compromessi: sessualizzazione del conflitto, personalità narcisistica o borderline, problemi di dipendenza (alcolismo, bulimia, droga, farmaci), scissione profonda psiche-soma (autismo della mente o del soma = espressione non verbale).

Per questo più tardi nella vita il dolore psichico e il conflitto mentale legati a una fonte di stress interno o esterno invece di essere riconosciuti a livello del pensiero verbale ed essere scaricati attraverso il sogno, la fantasia, la meditazione, potranno dar luogo a esiti psicotici di tipo allucinatorio o scaricarsi in manifestazioni psicosomatiche come nella prima infanzia (ma si può simbolizzare attraverso il corpo, parlare col corpo).

Certi pensieri investiti da affetti intollerabili per la madre divengono per il figlio pensieri totalmente proibiti o reietti (forclusi).

Allo stesso modo alcune zone del corpo e alcune funzioni fisiologiche non devono essere rappresentate o devono essere svuotate di ogni piacere a causa del modo in cui vengono investite dalla madre.

Le fantasie terrificanti che non trovano sbocco dalla parte dei sogni sono bloccate dal fatto che la mente non ha accesso alle parole che potrebbero esprimerle e questo proprio perché sono legate a esperienze precoci verificatesi prima dell’acquisizione della parola. Le parole che potrebbero renderle dicibili sono prive di un’autentica impregnazione affettiva e di valore simbolico.

Le parole se disponibili possono permettere la scarica delle rappresentazioni di idee fortemente investite d’affetto.

Sotto la spinta del mondo pulsionale interno, le frustrazioni libidiche oggettuali o narcisistiche, o certi impulsi primitivi – come la rabbia, l’invidia distruttrice, l’aggressività continua – possono non dar luogo ad una rappresentazione mentale, cosa che li priva di ogni sbocco sul versante della produzione di sintomi nevrotici o deliranti. Queste esperienze psichiche sono escluse non solo dalla coscienza ma anche dalle rappresentazioni e non agiscono i diversi modi di recupero sotto forma di compensazione sintomatica o di reinvestimento nella vita immaginaria, sociale o amorosa.

Le parole vengono svuotate del loro contenuto affettivo, perdono ogni valore simbolico e vengono trattate come cose.L’esperienza psichica che dovrebbero contenere viene espulsa dalla psiche invece di essere rimossa per formare sintomi psicologici che servirebbero a preservare dall’esplosione somatica.

Le parole sono scisse dalle rappresentazioni di cosa, resta la registrazione psichica primitiva delle rappresentazioni di cosa la cui evocazione provoca una scarica corporea, seguendo le tracce contenute nella memoria di cui è dotato il funzionamento automatico del corpo.

  • Isteria classica = legami verbali = angosce concernenti il diritto dell’adulto alle gratificazioni sessuali e narcisistiche: i sintomi creati dalla psiche prendono il posto di desideri vissuti come proibiti (o costituiscono il castigo).
  • Isteria arcaica = il conflitto è intorno al diritto di esistere, le angosce sono legate al timore di perdere la propria identità soggettiva o addirittura la vita: le mire libidiche del lattante sono un movimento perpetuo tra il desiderio di fondersi con il corpo materno e il desiderio opposto, di indipendenza totale (pur continuando a far parte dell’universo materno).

Fenomeni somatici come l’asma bronchiale, la rettocolite emorragica sono messaggi inviati dalla psiche quando quest’ultima è messa in pericolo dall’insorgere di eventi dolorosi, colpevolizzanti o minacciosi la cui rappresentazione viene immediatamente espulsa dalla coscienza: è come se tali eventi fossero sostanze tossiche contro cui il corpo deve reagire: benché possano mettere in pericolo la vita dell’individuo, tali reazioni sono destinate innanzitutto a proteggere il soggetto da un danno psichico, da angosce che sarebbero forse psicotiche se giungessero alla coscienza (angosce di perdita d’identità).

I messaggi di minaccia non vengono trasmessi attraverso rappresentazioni di parola ma vengono registrate unicamente della rappresentazioni inconsce di cosa, che, una volta sollecitate, danno risposte somatiche dirette, come succede nei bambini molto piccoli per i quali il corpo e i suoi messaggi sono “cose”del mondo esterno.

La persistenza in età adulta di questo modo di funzionamento è favorita dal genere di relazione madre-figlio in altri termini non ha avuto luogo la funzione protettiva della madre che dà al figlio uno spazio protetto in cui possa organizzarsi psichicamente in modo più evoluto.

L’affetto non è un evento puramente mentale o fisico: l’emozione è essenzialmente psicosomatica, il fatto di espellere la parte fisica di un’emozione permette alla parte fisiologica di esprimersi come nella prima infanzia, cosa che porta alla risomatizzazione dell’affetto.

Sottolineando l’analogia tra le sostanze da cui si dipende e gli oggetti transizionali, nei soggetti che funzionano con un’economia psichica dipendente tesa a far scomparire il dolore psichico, viene a mancare la rappresentazione interna della madre come oggetto introiettato dispensatore di cure, madre a cui potrebbero identificarsi in situazioni di tensione o di conflitto.La fragilità interna viene accresciuta dalla mancanza altrettanto importante di un forte oggetto paterno introiettato.

Quando è carente la funzione paraeccitatoria della madre il piccolo è costretto a costruire un falso self per impedire che il self venga distrutto.