Medicina olistica e la rete della Vita
a cura della dott. Luisa Merati
Medico chirurgo, coordinatore del Centro Medicina Psicosomatica.
Specializzata in psicoterapia, psicologia clinica, allergologia, immunologia, nefrologia; diploma di ipnosi (AMISI), diploma di psicoterapia a indirizzo psicosomatico.
Coordinatore sezione SIMP S. Carlo – Naviglio Grande.
è stata allieva di Brian Weiss al Past Life Professional Training presso l’Omega Institute (Rhinebeck-New York)
La medicina sistemica si sta proponendo come rinnovamento metodologico nella relazione terapeuta-paziente-patologia.
L’inizio è stato imprevedibilmente nei simposi che hanno trattato e trattano dell’ecologia, etologia, biologia e della rete che collega realtà animata e inanimata. Proprio in queste sedi è apparso chiaro che la Salute dell’umanità dipende dalle Connessioni che interessano i Sistemi viventi.
Il buon funzionamento di queste connessioni è il primo passo verso la salute dell’individuo.
Tutto ciò accade nel Sistema più grande di noi: il mondo macroscopico. Ma contemporaneamente accade (sincronicità) anche nel Sistema più piccolo di noi: il mondo microscopico.
L’essere umano si trova così tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, quasi a sembrare lo scopo della continua costante evoluzione di queste due realtà.
Da tutto ciò la visione antropocentrica che permea per secoli la storia di tutte le civiltà della nostra storia.
Ma adesso le conoscenze scientifiche della realtà che ci circonda sembrano non essere più sufficienti a formulare le domande che da sempre l’umanità si pone. Le domande appaiono incomplete, parcellari, cosicché le risposte mancano (o appaiono corrette solo per breve tempo storico).
Da qui inizia un lento ma costante movimento della scienza verso la presa di coscienza che “noi possiamo descrivere la Realtà solo attraverso ciò che conosciamo di essa, ma non nella sua essenza” (Niels Böhr).
E così nell’ultimo secolo la scienza madre, la Biologia, attraverso la sua figlie più antiche e nobili (Fisica, Chimica e Matematica), sta mettendo in crisi la vecchia visione frammentata e “specialistica” (individuale) della realtà, per arrivare ad una visione unitaria e di “insieme” (complessa).
Dalla relatività alla quantistica alla biologica molecolare e alla fisica sub atomica ecco dunque dispiegarsi una nuova Coscienza: quella delle connessioni nascoste tra fenomeni (Eraclito: l’armonia nascosta).
Si passa quindi dalla “ingenuità di credere che le entità complesse non siano altro che la somma delle loro parti più semplici” (Fritjof Capra) a qualcosa di nuovo: la teoria della COMPLESSITA’ (dal latino “intrecciare insieme”, cioè complexus che significa RETE).
Oggi tutte le evidenze scientifiche più avanzate affermano che “Il mantenimento della vita è qualcosa che riguarda più un sistema ecologico che non un singolo organismo o una singola specie, o una singola cellula” (Mozowitz).
Quindi nell’ambito della ricerca scientifica (fisica e matematica) si sono sviluppati vasti capitoli nuovi: la Scienza della Complessità e la dinamica/matematica non lineare e frattale. E tutte queste si rituffano poi, per la conferma sperimentale, nell’oceano della Biologia (Scienza Madre).
Ecco allora nascere la Biologia Sistemica (System Biology) negli anni sessanta e svilupparsi rapidamente fino ad arrivare alla maturità già alla fine degli anni ottanta.
Oggi è ormai la Scienza guida in quanto è da lei che derivano tutti gli studi più avanzati sulla Rete della Vita.
Ed ecco verso la fine degli anni novanta nascere dal ceppo principale la Medicina Sistemica Ultima è vero, ma già con un bagaglio importante di intuizioni sistemiche che fanno parte della storia della Medicina. Probabilmente l’essere arrivata per ultima è vantaggioso per la Medicina in quanto gli strumenti che le scienze sorelle ci forniscono sono già collaudati. E il ritardo è dovuto senz’altro all’attenzione alla specialistica che negli ultimi settant’anni ha occupato la nostra disciplina.
E tuttavia già dalla fine dell’ottocento molti medici avevano posto l’accento sulla visione unitaria dell’essere umano.
Questa è la Medicina Olistica: l’uomo nel suo insieme. Nel ventesimo secolo questa visione trovò grosse difficoltà per i motivi che abbiamo accennato prima: la ricerca del particolare e lo sviluppo della specialistica perse la visione di insieme e si occupò del particolare, cioè delle parti. Nell’ultimo decennio la visione olistica è ormai una realtà riconosciuta.
Ma proprio ora si prospetta questa nuova visione: l’interconnessione dei fenomeni che è alla base della Vita (ecologia, dal greco oikos=dimora).
E già si lascia il nuovo per riconoscere il super-nuovo.
Cosa è successo? La coscienza di tutta l’umanità sta accelerando e quindi tutto si muove più in fretta.
Ma vediamo il passaggio: i due termini, “olistico” ed “ecologico”, hanno significati leggermente diversi, e l’aggettivo “olistico” appare in qualche modo meno appropriato per descrivere il nuovo paradigma. Avere una visione olisitica, per esempio, di una bicicletta, significa considerare la bicicletta come un’entità completa e funzionante e, conseguentemente, comprendere l’interdipendenza delle sue parti. La visione ecologica della bicicletta include anche questo, ma vi aggiunge la percezione di come la bicicletta si colloca nel suo ambiente naturale e sociale: da dove vengono le materie prime che la compongono, come è stata costruita, quanto la sua utilizzazione influisce sull’ambiente e sulla comunità che la utilizza eccetera. Tale distinzione tra “olistico” ed “ecologico” diviene ancora più importante quando si parla di sistemi viventi, per i quali rapporti con l’ambiente sono molto più determinanti.
Circa cento anni fa il medico Claude Bernard, il fondatore della medicina sperimentale moderna, insisteva sul rapporto stretto e profondo fra l’organismo e il suo ambiente, e fu il primo a sottolineare che ogni organismo ha anche un ambiente interno, in cui vivono i suoi organi e i suoi tessuti. Bernard osservò che in un organismo sano questo ambiente interno rimane sostanzialmente costante, anche quando l’ambiente esterno varia in modo considerevole. Il suo concetto della costanza dell’ambiente interno prefigurò l’importante nozione di omeostasi, sviluppata da Walter Cannon negli anni Venti del nostro secolo.
Ma a parte il concetto di omeostasi, la cosa più profonda è la relazione individuo e suo interno (sua individualità) con ambiente esterno/contesto/ sistema.
Questo approccio quindi evidenzia la RETE (complessità,intreccio) come caratteristica dei sistemi viventi (reti di organismi, che sono reti di cellule, che sono reti di molecole): dovunque vediamo delle forme di vita possiamo scorgere delle reti (autopoiesi).
La definizione di un sistema vivente come rete autopoietica implica che il fenomeno della vita va letto nei termini di una proprietà del sistema preso nella sua totalità. O, per dirlo con le parole di Pier Luigi Luisi, “la vita non puo essere ascritta a nessun singolo componente molecolare (neppure al DNA o all’RNA!) ma soltanto alla rete metabolica considerata nella sua totalità”.
Secondo un’intuizione chiave di questo nuovo modo di comprendere la vita, le forme e le funzioni biologiche non sono qualcosa di semplicemente determinato da un programma genetico, ma sono proprietà che emergono dall’intera rete epigenetica.
Per comprendere questo rapporto, non dobbiamo considerare soltanto le strutture genetiche e la biochimica cellulare, ma anche le complesse dinamiche che entrano in gioco quando la Rete epigenetica incontra le caratteristiche fisiche e chimiche dell’ambiente esterno e con esse si deve confrontare.
Ed oggi la medicina Sistemica ritorna a tutto ciò: il paziente non può più essere osservato isolato, ma incorporato in una Rete (familiare, sociale, culturale, lavorativa) e più profondamente nella Rete della Vita.