La cefalea in medicina psicosomatica: teorie e nuove terapie

(Relazione presentata al Convegno SIMP 2001)

a cura della dott. Dott. Luisa MERATI*

Medico chirurgo, coordinatore del Centro Medicina Psicosomatica.
Specializzata in psicoterapia, psicologia clinica, allergologia, immunologia, nefrologia; diploma di ipnosi (AMISI), diploma di psicoterapia a indirizzo psicosomatico.

Coordinatore sezione SIMP S. Carlo – Naviglio Grande.

La cefalea può essere la manifestazione di un processo intracranico o la conseguenza di altre affezioni.Tuttavia la maggior parte di quelle che il medico generico si trova ad affrontare sono cefalee “essenziali”.

Dai numerosi studi condotti da un punto di vista psicosomatico sugli aspetti psicodinamici delle cefalee e delle emicranie emergono tre dati fondamentali:

  • la presenza di conflitti tra istintualità e ragione;
  • la repressione del mondo istintuale in generale e delle sue valenze aggressive in particolare;
  • la sopravvalutazione della funzione del pensiero e la sua inibizione durante l’attacco cefalalgico.

Il conflitto tra istintualità e ragione-dai risultati di una vasta ricerca decennale Angel Garma conclude che soprattutto per quanto riguarda i disturbi a sfondo vasomotorio,il momento iniziale della vasocostrizione costituisce un tentativo di difesa da contenuti angoscianti,che si realizza sia sul piano psichico con un irrigidimento della coscienza contro l’emergere di immagini, pensieri, fantasie disturbanti provenienti dall’inconscio; sia sul piano organico con una contrazione delle pareti vasali. Il successivo momento di vasodilatazione rappresenta un ulteriore tentativo di difesa-elaborazione del conflitto avvicinabile a quello messo in atto dall’organismo in caso di infezione.

Sul piano organico il processo vede un’eccessiva riduzione o un eccessivo aumento del flusso sanguigno, analoghi sul piano psichico ad una repressione/esplosione dell’energia libidica.

Repressione dell’aggressività-altri autori vedono invece nell’attacco cefalico-emicranico il risultato di un atteggiamento cronico di repressione dell’aggressività. Alexander scrive: “L’avvio comune ad un attacco di emicrania è lo stato di collera represso”. Secondo Alexander un atto aggressivo prevede una preparazione ideativa, poi un coinvolgimento vegetativo, infine una realizzazione muscolare. La repressione può intervenire su ognuna di queste fasi: qualora sia inibito il pensiero aggressivo comparirà un’emicrania, qualora sia già iniziata la fase di preparazione vegetativa l’inibizione dell’aggressività comporterà un innalzamento della pressione arteriosa, se è inibita solo la realizzazione concreta, muscolare, dell’azione si svilupperà solo una sintomatologia artritica.

Inibizione del pensiero: nei soggetti affetti da cefalea ed emicrania esiste secondo gli autori un’ipervalutazione delle attività logico-razionali coscienti nella gestione dei conflitti e in generale nell’approccio alla realtà esterna. Il mentale è ipertrofico, “pensare” è la facoltà preferenzialmente usata e più altamente valutata. Il blocco del pensiero realizza la difesa della coscienza da contenuti vissuti come pericolosi.

Secondo Marty in caso di emicrania siamo di fronte ad una “difesa d’emergenza” verso un determinato contenuto, mentre nel caso delle cefalee croniche persistenti l’intera funzione del pensiero risulta costantemente inibita.

  • Il paziente cefalalgico o emicranico privilegia la “dimensione del capo”, dell’intellettuale, del razionale e con essa cerca di controllare il mondo istintuale.
  • Tale controllo finisce per inibire l’espressione delle pulsioni soprattutto di quelle più “sanguigne”, calde, come l’aggressività e la sessualità.
  • L’attacco emicranico rappresenta il momento acuto del conflitto tra le pulsioni istintuali che cercano di emergere e la coscienza che si oppone ad esse.

Terapia

  • PSICOTERAPIE di breve durata di ispirazione psicoanalitica talvolta bastano ad allentare la rigidità del paziente comportando l’attenuazione e persino la scomparsa totale del sintomo: il dialogo psicoterapeutico sarà incentrato sul sentimento di colpa e le eccessive esigenze dei malati nei propri confronti.
  • TECNICHE DI RILASSAMENTO: 1) decondizionamento o biofeedback, quest’ultimo agisce mediante un allenamento al controllo della vasocostrizione o della muscolatura, per esempio dei muscoli frontali e della nuca; 2) distensione immaginativa con cui si riporta a livello verbale quello che stato vissuto a livello corporeo.
  • IPNOSI: per mezzo di tecniche che perseguano la finalità di: distrarre l’attenzione, modificare la percezione, ridurre la tensione, produrre favorevoli modificazioni dello schema corporeo, favorire l’acquisizione di nuove capacità sia intra- che extra ipnotiche, anche utilizzando i “compiti postipnotici”, cercando di mettere il paziente in grado di realizzare quanto occorre tramite l’apprendimento dell’autoipnosi.
  • OMEOPATIA: un approccio omeopatico al problema cefalea non può prescindere da un discorso generale di individuazione del “simillimum”del paziente, dalla comprensione cioè del disagio che l’individuo esprime primariamente con la cefalea, ma che ritroviamo per analogia in tutti gli altri suoi sintomi, siano essi fisici o mentali come nei suoi sogni o nelle sue modalità d’essere solo toccando con il farmaco simile il nucleo profondo del paziente e ristabilendo quindi il nucleo perduto, il sintomo cefalea verrà risolto insieme a tutti gli altri di quel paziente in modo stabile.

Dobbiamo tralasciare, per motivi di spazio altre terapie elettive come l’agopuntura, la terapia nutrizionale, la fitoterapia: ne parleremo nei prossimi numeri.

Abbiamo preferito parlare al momento delle terapie che vengono attuate presso il Centro di Medicina Psicosomatica del Nostro Ospedale (tel. 02.4022.2754) o che sono in programma di attuazione secondo il Decreto Regionale N°2891 del 9/2/2001 pubblicato sul BURL n°11-12/3/2001 concernente l’approvazione dei progetti relativi alla D.G.R. n. VI/48041 del 4.2.2000 “Osservazione e valutazione di procedure terapeutiche di medicina complementare: indicazione per la stesura dei progetti”.

Si recita nel decreto che”la Regione Lombardia ha inteso dare una prima importante risposta all’emersione del fenomeno….delle medicine complementari…per fare in modo di monitorare nell’ambito del territorio regionale alcune esperienze di medicina complementare che consentano di valutare gli eventuali apporti per la realizzazione di un modello assistenziale integrato.Ciò anche al fine di raccogliere documentazione.orientamenti e proposte utili per un possibile inserimento di prestazioni di medicina complementare nell’offerta complessiva del Servizio Sanitario Regionale”.