Malattie cardiache

a cura della dott. Luisa Merati

Medico chirurgo, coordinatore del Centro Medicina Psicosomatica.
Specializzata in psicoterapia, psicologia clinica, allergologia, immunologia, nefrologia; diploma di ipnosi (AMISI), diploma di psicoterapia a indirizzo psicosomatico.

Coordinatore sezione SIMP S. Carlo – Naviglio Grande.

è stata allieva di Brian Weiss al Past Life Professional Training presso l’Omega Institute (Rhinebeck-New York)

In condizioni normali il cuore è un organo che non si fa sentire. Soltanto quando il ritmo cardiaco si acceleri rallenti o divenga irregolare i movimenti del cuore sono percepiti a livello conscio e si accompagnano a sensazioni sgradevoli.
Stress psicologici tra cui conflitti, agiscono su parametri cardiovascolari (polso, pressione arteriosa); stimoli quali il rumore, il timore, il dolore e le suggestioni, utilizzati in condizioni sperimentali, alterano il polso e la pressione meno di quanto accada con accenno a conflitti.
In stato di ipnosi il suggerimento di un’attività molto penosa può far aumentare la frequenza del polso fino a 150 battiti al minutoe la PA da 110/85 a 155/110.

  • Nella nostra cultura il cuore rappresenta per eccellenza il lato affettivo dell’uomo:”avere un gran cuore”,”a cuore aperto”,”con il cuore in mano”,”far male al cuore”
  • fisiologicamente il sistema cardiovascolare è assai strettamente legato a regolazioni consecutive ad uno stress di differente natura,il che spiega le reazioni immediate di questo sistema alle modificazioni dell’affettività

Tra le disfunzioni psicosomatiche dell’apparato cardiovascolare è possibile distinguere

  1. turbe funzionali manifestazioni somatiche delle emozioni fondamentali,l’ansia e la depressione.
    L’emozione stessa può secondo i casi essere più o meno rimossa (come in occasione di certe crisi di palpitazione o di tachicardia) e i sintomi possono acquisire un più o meno marcato valore di espressione simbolica.Le turbe funzionali del cuore comportano alterazioni del ritmo e sensazioni dolorose come oppressione,pseudo angor
  2. malattie psicosomatiche maggiori,l’infarto del miocardio e l’ipertensione,in cui gli elementi psicologici svolgono un ruolo parziale.

Nell’infarto ai fattori di rischio somatici(ipertensione,tabagismo,iperlipemia,iperglicemia,inattività fisica,obesità,iperuricemia) e alla predisposizione ereditaria,si aggiungono i fattori della personalità coronarica e l’incidenza di un fattore scatenante-una situazione conflittuale che comporti un’aspettativa insoddisfatta.
Esisterebbe anche una correlazione tra l’ansia e il metabolismo dei lipidi,persino del tasso di colesterolo.

TURBE FUNZIONALI CARDIACHE
NEVROSI CARDIACA
Esse riguardano personalità nelle quali l’angoscia si trova a fior di pelle e s’accompagna all’iperespressività(nevrosi d’angoscia,fobica,isterica).
Le turbe in questione sono state denominate anche palpitazioni nervose,”fobie cardiache”,nevrosi d’angoscia con manifestazioni cardiache.
Sono rintracciabili sulla scia di certi sintomi come iperventilazione,senso di soffocamento,parestesie o altri segni di scompenso neurovegetativo:a livello cardiaco le turbe in questione possono oscillare dalla precordialgia pseudoanginosa alle diverse sensazioni corporee con la tipologia della palpitazione,accompagnanti generalmente altri sintomi.
Sarebbe più esatto parlare di “nevrosi accompagnata da turbe cardiache”,cioè da turbe funzionali a carico del cuore.
I ricercatori hanno reperito nei 2/3 dei casi un’ansia alla quale il pz si sente consegnato senza scampo:l’evoluzione anginosa inizierebbe già durante l’infanzia;in circa 1/3 dei casi i pz non sono ingrado di spiegare l’origine della loro ansia;sono in atto strutture fobiche che evitano di confrontarsi con la loro angoscia.Lo stato depressivo è presente nell’80% dei casi.
Le turbe funzionali cardiache sarebbero spesso scatenate da un conflitto di separazione,dalla paura di essere respinti,abbandonati,ovvero da una perdita,una delusione nei confronti degli altri o di se stessi.

PERSONALITA’ E CARDIOPATIA ISCHEMICA
Verrà esaminata la relazione tra cardiopatia ischemica e struttura di personalità nell’ipotesi che a tale relazione possa essere attribuita o meno un valore etiopatogenetico.
Da un punto di vista metodologico gli studi sull’argomento possono essere divisi in retrospettivi e prospettivi.
Gli studi retrospettivi esaminano alcune variabili di personalità in soggetti colpiti da infarto e sopravvissuti ad esso,mentre gli studi prospettivi effettuano valutazioni su campioni estesi di soggetti sani,i quali, durante il periodo di follow up ,contrarranno o meno la malattia:essi consentono di evidenziare la personalità premorbosa.

Studi retrospettivi hanno permesso di evidenziare alcuni tratti di personalità  caratteristici del pz coronarico

  • tendenza alla lotta con esigenza compulsiva di leadership
  • riconoscimento delle proprie competenze e capacità direttive
  • ipercoinvolgimento lavorativo e forte autodisciplina
  • tendenza al controllo e ed all’inibizione dei propri vissuti emozionali particolarmente di tipo aggressivo
  • ansia,depressione,scarsa fiducia che il mondo esterno possa realmente supplire al senso di solitudine sottostante,intensamente vissuto.

L’ipotesi è che la malattia,a prescindere dai principali fattori di rischio,possa dipendere da una costellazione di tre fattori:personalità premorbosa,situazioni conflittuali,modalità di gestione del conflitto.
Un soggetto fortemente coinvolto nel lavoro,con tendenza al comando,iperattività e competitività,in presenza di una situazione valutata come potenzialmente pericolosa o frustrante,agirebbe nel senso di un rinforzo dei tratti comportamentali descritti

Studi prospettivi

Hanno evidenziato,nel profilo di sopravvissuti e non sopravissuti,la presenza differenziale di tratti di tipo nevrotico (ansia,depressione,aggressività) nei non sopravvissuti anche se tale differenza non è emersa nel confronto tra sopravvissuti e soggetti sani.

  • valutazione della sopravvivenza,in funzione dei tratti di personalità,valutati al momento del ricovero in soggetti già infartuati:i soggetti con valori elevati di ansia e depressione presentavano un miglioramento meno rapido
  • se è stata dimostrata l’etiologia multifattoriale dell’infarto,non risulta altrattanto chiaro perchè molte vittime di tale malattia non presentino fattori di rischio in maniera elevata,o perchè,in culture differenti,la presenza di uno dei fattori di rischio,seppure elevata,non sia associata alla presenza di infarto

Ciò ha portato alla ricerca di quelle variabili che potessero più precisamente predire la malattia ed all’identificazione di quelle cause psicosociali che potessero costituire un fattore di rischio.

Caratteristiche del tipo A

Friedmann e Rosenman,basandosi sulla loro pluriennale esperienza di cardiologi,osservarono nei loro pz un pattern
comportamentale definito tipo A come modalità di risposta a stressors ambientali,si tratterebbe di uno stile di vita,la risposta di un soggetto ad una serie illimitata di situazioni esistenziali.

  • competitività
  • lotta per il successo
  • massimo coinvolgimento lavorativo
  • affettività spesso repressa o ben razionalizzata
  • irrequietezza,vigilanza,tensione dei muscoli del volto
  • linguaggio esplosivo e rapido
  • cronico senso di “urgenza del tempo” che fa accelerare pensiero ed azioni
  • solo in presenza di certe situazioni ambientali
  • indipendente dalla classe socioculturale

Modello interpretativo integrato

I meccanismi cognitivi che condizionano la rettività agli stimoli esterni e interni sono responsabili dell’attivazione emozionale,che sollecita un programma di stress espresso fondamentalmente da un’attivazione simpatica e midollare surrenale con produzione di catecolamine,e dell’asse ipotalamo ipofisario con produzione di corticosteroidi.L’azione integrata dei due sistemi attraverso un reciproco potnziamento delle azioni locali assume un significato predisponente ai precursori della malattia.

Numerosi studi clinici hanno evidenziato che la percentuale più elevata di soggetti del tipo A si riscontra tra le persone di età compresa tra i 30 e i 50 anni,mentre le persone anziane tendono a manifestare comportamenti più simili a quelli del tipo B.(Atteggiamento riflessivo,rilassato,tranquillo,gioviale,pacato,tendono a seguire la corrente della vita)

Recentemente si è evidenziatoche il tipo A rappresenta un significativo fattore di rischio coronarico in soggetti di età inferiore ai 45 anni.
Inoltre in molte indagini le persone appartenenti agli strati sociali più bassi sono apparse essere di tipo B,gli individui di classi sociali medie e alte sono apparse di tipo A.

Recenti studi hanno dimostrato una significativa associazione retrospettiva tra l’ostilità e l’estensione della malattia coronarica:dopo i tradizionali fattori di rischio dati dall’età,ipercolesterolemia,ipertensione arteriosa,fumo di sigaretta,solo l’ostilità appare come un significativo fattore di rischio,specialmente nei giovani.

Trattamento

  • tecniche di rilassamento,mindfulness
  • terapia razionale emotiva(cambiamento dell’aspetto cognitivo del comportamento)
  • psicoterapia psicoanalitica
  • esercizio fisico(riduce la PA  e le lipoproteine)
  • betabloccanti capaci di ridurre l’iperattività betaadrenergica