Intestino Cervello Viscerale

a cura della dott. Dott. Luisa MERATI*

Medico chirurgo, coordinatore del Centro Medicina Psicosomatica.
Specializzata in psicoterapia, psicologia clinica, allergologia, immunologia, nefrologia; diploma di ipnosi (AMISI), diploma di psicoterapia a indirizzo psicosomatico.

Coordinatore sezione SIMP S. Carlo – Naviglio Grande.

La funzione di defecazione occupa un posto importantissimo nella vita emotiva della primissima infanzia e, come l’ingestione di cibo, si associa nei primordi della vita a peculiari attitudini emotive.

Mentre il desiderio di sicurezza e la brama di ricevere o impossessarsi con la forza di ciò che non è dato liberamente, di essere amati ,di appoggiarsi a qualcuno sono strettamente associati con gli aspetti incorporativi della nutrizione, l’atto della defecazione viene collegato alle emozioni del possesso,all’orgoglio di una vittoria raggiunta e alla tendenza del dare e del trattenere. Alcune forme di impulsi ostili (l’aggredire, lo sporcare) sono pure associate con queste funzioni.

Ogni atto evacuativo è valutato dal bambino come una specie di dono agli adulti, valutazione spesso rafforzata dal grande interesse che la madre dimostra per gli escrementi del bambino.

L’attitudine primordiale del bimbo nei riguardi delle sue feci è di coprofilia. Gli escrementi sono un possesso di valore, una sorgente di piacere, un bene di scambio.

Questo atteggiamento viene inibito dall’educazione e cambiato nel suo opposto: disgusto e disprezzo, che stanno alla base della caratteristica sadica, aggressivo-sporcativa dell’atto della defecazione. Le feci diventano un’arma che sporca e l’atto in se stesso può assumere significato spregiativo. Nella vita successiva queste connessioni scompaiono dalla personalità conscia, ma restano profondamente radicate nella vita emotiva.

Ciò spiega perché la funzione defecatoria si trovi collegata con la sensazione del successo raggiunto, della donazione o dell’agressione ed anche perché l’escremento divenga il simbolo del possesso. Per capire il fondamento psicologico dei disturbi della funzione defecatoria, quali la diarrea o la stipsi, è d’importanza fondamentale conoscere questo sviluppo emotivo

(Alexander-Medicina psicosomatica ed Giunti Barbera -1951).

Vulnerabile e priva di protezione, l’addome rappresenta il punto del corpo attraverso il quale vengono espresse le angosce esistenziali e le minacce che gravano sul’uomo da parte del mondo.

Se la testa è la centrale della ragione, il cuore il centro delle emozioni e dei moti affettivi, la pancia è la sede dei sentimenti e dei desideri primitivi, da un lato infantili e dall’altro arcaici.

La pancia è la dispensa del corpo dove si conservano delle provviste materiali.

L’uomo che dà retta alla pancia rappresenta il polo opposto dell’intelettuale ascetico, disciplinato, razionale e talora tendente addirittura al fanatismo: costui è l’opposto dell’uomo che si orienta in base alla propria pancia, che vive seguendo le proprie sensazioni, i propri sentimenti e i propri desideri (R.Dalhlke Malattia linguaggio dell’anima ed Mediterranee 1992).

E’ nell’intestino tenue che avviene la scissione del cibo nelle sue componenti e la sua assimilazione.

Sorprendente è l’analogia esteriore tra l’intestino tenue e il cervello. Entrambi hanno tra l’altro compiti e funzioni analoghe: il cervello assimila le impressioni sul piano non materiale, l’intestino tenue assimila le impressioni materiali.

I disturbi dell’intestino tenue dovrebbero portare a chiedersi se non si analizza per caso troppo, perché la caratteristica della funzione dell’intestino tenue è appunto l’analisi, la scissione, il dettaglio. Nell’intestino crasso al residuo alimentare viene sottratta acqua, qui rimangono le sostanze che non è stato possibile trasformare ed è il luogo in cui può avvenire la putrefazione.

Come l’intestino tenue corrisponde al pensiero consapevole, analitico, così l’intestino crasso corrisponde all’inconscio, al “mondo inferiore”, al regno dei morti – (T:Dethlefsen-Malattie e destino ed Mediterranee 2000).

Gli escrementi possono quindi rappresentare i contenuti dell’inconscio.

Da qui i significati che si possono attribuire a stipsi e diarrea.

Diarrea: ci si libera dei contenuti introiettati dal mondo esterno senza assimilarli, ci si libera di contenuti inconsci manifestando aggressività e ostilità verso l’ambiente di cui si ha paura e che si vuole sporcare.

Stipsi: non voler dare, voler trattenere mostrando attaccamento alle cose materiali e l’incapacità di donare, è il tentativo d’altra parte di conservare dentro di sé contenuti inconsci repressi.

Se viene risolta la stitichezza del paziente, per analogia possono venire alla luce anche i contenuti inconsci.

MEDITAZIONE… entri nel tuo paesaggio, nel tuo tempio, …..rimpicciolisci il tuo corpo e segui il percorso di un boccone….. ti ritrovi con il cibo denso in un bizzarro paesaggio …è affascinante essere ospite nei propri inferi… ti concedi il tempo necessario per capire quali sono le cose vecchie e superate a cui tuttavia sei ancora legato… e poi raccogli il coraggio per analizzare quali sono le cose morte che non puoi o non vuoi lasciare andare nella tua vita… e poi emergono tutti i lati oscuri che finora hai dovuto nascondere… e la particolarità di questa situazione ti infonde forza e coraggio, la forza di portare a galla e col tempo di liberarti di tutta questa malinconia… e cominci già ora qui negli inferi dell’intestino crasso, e utilizzi la tua energia per mettere ordine nelle nicchie buie e questa energia si trasforma in una luce che illumina e al contempo scioglie le incrostazioni e i depositi, allargando l’ambiente prima angusto e sturando le occlusioni. Ciò che è duro si ammorbidisce e ciò che è inconscio diventa consapevole. La luce della coscienza mette in moto il cambiamento….