Il Respiro – Il ritmo antico della vita

a cura del dott.ssa Claudia BRIANZOLI

Psicologa, Centro di Medicina Psicosomatica
Specializzanda in psicoterapia a indirizzo psicosomatico, master Reiki
Membro della sezione SIMP S. Carlo – Naviglio Grande

a cura del dott.ssa Luisa Merati

Medico chirurgo, coordinatore del Centro Medicina Psicosomatica
Specializzata in psicoterapia, psicologia clinica, allergologia, immunologia, nefrologia; diploma di ipnosi (AMISI), diploma di psicoterapia a indirizzo psicosomatico
Coordinatore sezione SIMP S. Carlo – Naviglio Grande

L’atto respiratorio come movimento della vita coinvolge tutte le forme esistenti, da quelle minerali e vegetali a quelle animali, che appaiono così imparentate da un processo arcaico che diventa via via sempre più raffinato e complesso, seguendo la direttrice filogenetica che conduce alla formazione dell’apparato respiratorio nell’uomo.

La vita stessa, letta attraverso un’immagine di sintesi, è un organismo con una membrana che si alimenta, respira, emette prodotti di scarto e si riproduce.

“Respirare” quindi rappresenta una tra le funzioni imprescindibili all’esistenza, implicando il tema fondamentale dello “scambio” tra mondo interno e mondo esterno, e ciò è vero a tutti i livelli di analisi: cellulare, biochimico, ecologico, psichico ecc.

La funzione respiratoria ci riporta, anche su un piano psicologico, al tema del dare e dell’avere, del rapporto con l’esterno, del “prendere e restituire” con l’ambiente. L’organo dello “scambio” nell’uomo è rappresentato dal polmone che diventa quindi, in chiave simbolica, il depositario delle vicissitudini di relazione dell’individuo.

In un’ottica psicosomatica, l’aria immessa con il primo respiro è intesa come il “primo latte”, la prima forma di nutrimento che riceviamo dalla vita, da ciò che è “altro da sé”. A partire dal momento della nascita, il corpo avvia un ritmo dialettico di scambio, attraverso il suo movimento aerobico inspiratorio ed espiratorio, diastolico e sistolico (introvertito ed estrovertito), che lascia intravedere le caratteristiche specifiche dello stile di “comunicazione” del soggetto nel suo rapporto col mondo; l’aria che entra ed esce dal sistema respiratorio diventa infatti nell’uomo “la parola”, quale principale veicolo della relazione nella specie umana.

Il nostro respiro rivela chi siamo e come viviamo, svelando eventuali resistenze e blocchi emozionali.

Si pensi, ad esempio, alla difficoltà inspiratoria riscontrata nel soggetto schizoide come derivato di una fatica soggettiva a “fare richieste alla vita” e ad aprirsi al dialogo con fonti di stimolo esterne; si consideri inoltre la caratteristica “fame d’aria” e il tipico “torace a botte” dell’asmatico, collegato ad un’inspirazione cronicamente forzata e ad una “ostruzione” espiratoria come riflesso dell’incapacità ad affrontare sui due livelli, psichico e somatico, la parte abbandonica (espirazione): qualcosa è trattenuto da uno spasmo interno e non vuole essere lasciato andare.

La patologia respiratoria è quindi una patologia della relazione, tanto più significativa quanto più ci si muove da un banale singhiozzo o da una tosse parossistica fin verso malattie che alterano la funzione respiratoria e l’archetipo della funzione stessa.

Tra le varie discipline terapeutiche, il Rebirthing si colloca tra quelle metodologie volte ad insegnare come riconoscere e trasformare blocchi, tensioni somatiche e modelli di pensiero disfunzionali a partire da una corretta respirazione. Il termine Rebirthing rimanda al concetto di “rinascita” in due accezioni. La prima riguarda la facilitazione di episodi catartici spontanei che possono avere come effetto la risoluzione di problemi collegati alle esperienze primarie o a traumi perinatali, la seconda attiene al possibile sblocco e “ritorno” alla coscienza di stati emotivi, precedentemente inibiti e repressi, e tenuti “a distanza” nel subconscio con uno stile respiratorio abitualmente lento e superficiale, comune alla maggioranza degli individui. L’abreazione indotta dalla liberazione del respiro può portare infatti al riconoscimento di spazi vitali non utilizzati e promuovere il superamento di condizionamenti limitanti, aprendo la strada a più profonde comprensioni e a un rinnovamento del sé.

Il Respiro Circolare è lo strumento principale della tecnica del Rebirthing che, adoperato con corretta attitudine, può porre la mente in uno stato di calma e chiarezza, incrementando l’autoascolto, l’intuizione e le potenzialità corporee, emozionali, psichiche ed energetiche dell’individuo.

Gli aspetti peculiari del respiro circolare sono:

Inalazione ed esalazione sono collegate, senza pause. Le fasi del respiro sono quindi “connesse” e si fondono in un cerchio, unendo l’esterno con l’interno

respiro fluido, ampio, profondo e continuo che enfatizza l’inspirazione attiva e l’espirazione passiva, seguendo un ritmo naturale e spontaneo, senza forzature meccaniche, a seconda delle necessità di autoregolazione dell’individuo in quel dato momento.

Inspiro ed espiro eseguiti o solo attraverso il naso (respirazione più adatta nei momenti di concentrazione e introspezione) o solo attraverso la bocca (nei momenti di maggiore intensità emotiva)

attenzione consapevole del processo respiratorio in atto, che coinvolge la muscolatura accessoria che “avvolge” l’area della ventilazione toracico-dorsale-addominale, la cui regolazione e detensione favorisce un movimento sincronico e ottimale del diaframma, quale “motore principale” del respiro.

Durante la respirazione circolare si utilizzano ritmi diversi di respiro, sia per esperire sensazioni immediate differenti sia per gestire i vissuti che emergono. La respirazione cosciente e integrata nel Rebirthing consente di entrare profondamente in contatto con il corpo, con la propria affettività e con le proprie motivazioni profonde attraverso tre modi di respirare, differenti per ritmo e profondità:

  • respiro circolare profondo e lento: utilizzato in apertura e in chiusura di seduta, agevola il passaggio ad uno stato mentale rilassato e meditativo;
  • respiro circolare superficiale e veloce: utilizzato per far emergere e sciogliere blocchi emotivi;
  • respiro circolare profondo e veloce (rebirthing originale): respirazione intensa, connessa e ritmica usata per favorire sblocchi bioenergetici, l’allentamento delle difese dell’io e la presa di contatto con le dimensioni inconsce e superconsce (stati contemplativi o di iperlucidità).

Il terapeuta del respiro o Rebirther non insegna a respirare di più, bensì a respirare meglio, intervenendo a riequilibrare alterazioni e sperperi (energetici) sul piano del metabolismo biochimico di ossigeno e della produzione catabolica di anidride carbonica presenti in condizioni di subventilazione o iperventilazione, così in aumento nella popolazione delle aree metropolitane.

Dopo la temporanea attivazione del respiro e il confronto con le resistenze durante la seduta, la respirazione diventa più libera, calma e profonda, non più accelerata, e si ristabilisce il naturale equilibrio del pH, del sistema di funzionamento neurovegetativo insieme ad una tendenza automatica al rilassamento degli stati di contrattura eccessiva.

L’ossigenazione e ripolarizzazione delle cellule del corpo mediata da un respiro non più irrigidito e contratto, ma ampio e regolare paragonabile a quello del sonno profondo, riattiva la nostra energia vitale e, attraverso la mobilitazione ed espulsione delle tossine, l’intera “corazza muscolare”, indotta da difficoltà e sovraccarichi emozionali, pian piano si scioglie aprendo la strada al rilassamento profondo e ad una maggiore integrazione mente-corpo.

Respirare in modo più corretto può divenire un gesto di autentica prevenzione, riabilitazione e benessere, in quanto responsabile del ripristino dello stato di rilassamento, condizione naturale del nostro organismo che consente al corpo di funzionare in condizioni di massima sincronia psicofisica, favorendo i meccanismi di compensazione, riparazione e infine il processo di guarigione dell’organismo. In aggiunta, un appropriato rilascio fisiologico di endorfine nella condizione di rilassamento incrementa come in un “circolo virtuoso” lo stato di salute e il benessere soggettivamente percepito.

Sviluppare la capacità di rilassarsi attraverso il respiro pone i nostri “meccanismi biologici” in condizione di “stand by fisiologico” in cui, da un lato, si facilita il riposo ovvero quella condizione di “risparmio” metabolico che consente il recupero energetico, dall’altro la prontezza e l’adeguatezza “operativa”, migliore possibile, da parte del nostro psicosoma.

La respirazione libera è quindi in stretta relazione con la capacità di rilassamento ed è un “must” fisiologico imprescindibile per il ripristino di un equilibrio fisiologico ottimale in tutto l’organismo.

Nel suo impiego terapeutico, il rebirthing, si rivela particolarmente efficace nell’affrontare i principali disturbi psicosomatici (cefalee tensionali, asma, ipo-ipertensione, quadri sintomatici riconducibili all’iperacidità e a reazioni eccessive del sistema immunitario come nelle allergie respiratorie, ecc.) ma anche stipsi, disturbi del sonno e della sessualità, e nell’attivare meccanismi di autoguarigione, talvolta risolutivi nei casi di attacchi di panico, di ansia e depressioni reattive.

Storia del Rebirthing

Le origini sono molto antiche e hanno molti punti di contatto con il Pranayama del Kriya e del Kundalini Yoga, e con alcune pratiche del taoismo cinese.

USA, 1962 Leonard Orr sviluppa il metodo e lo nomina “Rebirthing” a seguito di un’esperienza spontanea, prodotta dalla respirazione, vissuta in stato d’immersione in acqua calda. Nel 1967 Orr e i suoi collaboratori concludono che l’elemento determinante dell’esperienza “rebirthing” non è l’acqua, ma il respiro. Da allora la pratica è eseguita quasi esclusivamente “a secco”.

USA, 1974-76 Sondra Ray (LRT), Bob Mandel (ISPL) caratterizzano il loro approcci terapeutici per il particolare rilievo dato alla psicologia prenatale e perinatale, e avvalendosi del respiro consapevole, affrontano lo studio degli effetti del trauma natale sull’affettività, l’autostima e le relazioni interpersonali.

USA, 1976 Stanislav Grof elabora la tecnica della respirazione Olotropica e formula una mappa della psiche, che comprende nell’inconscio anche un livello perinatale e transpersonale, nell’ambito della Psicologia Transpersonale focalizzata sullo studio della coscienza e degli stati psicologici non ordinari (pick experience)

USA, 1979 Jim Leonard approfondisce gli aspetti d’integrazione cognitiva-emotiva-somatica della personalità, mediati dalla tecnica respiratoria (Rebirthing Integrativo /Vivation), stimolando la capacità di incrementare intenzionalmente la propria ricettività.

Italia, 1975-80 Filippo Falzoni Gallerani apprende la tecnica direttamente da uno Yogi (Herakhan Babaji) introducendola in Italia e sviluppando la pratica del Rebirthing come metodo terapeutico specifico, in linea con i principi della Psicologia Transpersonale, differenziandosi per alcuni aspetti dalle scuole di origine statunitense.

BIBLIOGRAFIA

FALZONI GALLERANI, F. “Il respiro dell’anima”, Armenia, Milano, 1992.

FALZONI GALLERANI, F. “Rebirthing Transpersonale”, Rusconi, Milano, 1996.

DAHLKE, R. & NEUMANN, A. “La straordinaria forza terapeutica del respiro”, Tecniche Nuove, Milano, 2003.

CANEVARO, S. “Rebirthing”, Rusconi, Rimini, 2003.

FRIGOLI, D. “Il corpo e l’anima”, Sapere, Padova 2000.

LURIDIANA, A. Master in Medicine Palliative all’Università degli Studi di Milano, 2003.